Se siete uno di quei viaggiatori che non vuole perdersi nessuna parte del mondo, fermamente convinto che ogni paese abbia qualcosa da offrire che sia dal punto di vista storico, artistico o culturale, allora sei nel posto giusto.
Oggi voglio descrivere uno di quei luoghi tanto apprezzati quanto sottovalutati in favore di altre mete: il Sudafrica.
Il continente africano affascina molti e questo è innegabile, tuttavia non sempre viene scelto come meta per via della poca conoscenza che si ha dei suoi luoghi e di quello che può offrire.
Forse non tutti sanno che qui è possibile trovare ben otto siti patrimonio dell’UNESCO quattro dei quali sono culturali, tre naturali ed uno misto che, insieme, permettono di scoprire l’anima di questi luoghi.
Ma il Sudafrica non si ferma qui, esso offre infatti altre sette luoghi nella ‘’tentative list’’, luoghi della memoria che vanno dai fossili di ominidi alle lotte guidate da Nelson Mandela.
Regione floristica del Capo
Questo sito è patrimonio dell’UNESCO dal 2004 ed è definito in questo modo proprio per il significato che ‘’regione floristica’’ ha dal punto di vista botanico: si tratta infatti di un’area terrestre caratterizzata da una flora omogenea.
Tale luogo può sicuramente assumere una connotazione romantica oltre che scientifica se visitata con la persona giusta e per questo potrebbe costituire un motivo in più sul perché trascorrere il proprio viaggio di nozze in Sudafrica come quello organizzato dall’agenzia Travel Design in grado di ascoltare il cliente e risolvere eventuali perplessità.
In questa zona si concentrano tredici aree protette ed importanti Parchi Nazionali e appartiene ai luoghi dell’UNESCO per via della sua incredibile ricchezza di specie vegetali, oltre 9000, ma ciò che forse la caratterizza di più è l’erica presente qui in 600 tipi diversi, a dispetto del resto del mondo che ne vanta solo 20.
Storia dell’umanità
Ormai tutti quanti sanno che l’Africa è la culla dell’intera umanità, qui sono stati rinvenuti i principali resti ed è qui che l’uomo ha avuto origine per via delle condizioni floride che l’hanno caratterizzata fin dall’alba dei tempi.
Forse l’elemento in grado di farvi comprendere l’importanza di questi luoghi è la scoperta del 1924 da parte dell’antropologo e paleontologo sudafricano Raymond Arthur Dart che analizzò i resti di un cranio rivenuto da operaio, resti rivelatisi successivamente in grado di colmare l’anello evolutivo mancante tra i primati e l’uomo: si trattava di un bambino di tre anni vissuto due milioni e mezzo di anni prima, appartenente alla specie dell’Australopithecus africanus, il primo di una serie di ritrovamenti.